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COMITATO PER LA CONSERVAZIONE DI PIAZZA GRANDE

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Piazzate su Piazza Grande: sarà una guerra tra poveri

Piazzate con tanto di ipse dixit: « La Dandini? Si occupi di tv! ».
In campo i ‘poveri’: i poveri spiritualmente vs i poveri politicamente. Telecronaca.
Gli ipospirituali cascano subito quando affermano di « rappresentare la maggioranza degli operatori, senza tema di smentita ». E’ falso; è vero invece che hanno allungato la loro esigua lista di adesioni con nomi di fantasia. Quelli del Comitato X Piazza Grande sono trecento: goal!
Altro goal incassato: « il rifacimento delle pietre [sic] avrebbe dovuto terminare nel maggio scorso ». Sarebbe – l’ausiliare essere ci sarebbe voluto anche prima… – sarebbe terminato se non ci fosse stato da fare il Saracino di giugno. E questo non può essere ascritto alle « azioni di disturbo del Comitato ». A dire il vero, nel Comitato, qualcuno per azioni più decise ci sarebbe anche stato.
« Col calcestruzzo Piazza Grande potrà ospitare eventi di ogni tipo »: terzo goal! Gli eventi, in Piazza, non potranno più essere di ogni tipo!
Infine invitano a lasciare da parte le polemiche: quarto goal. Il Comitato, solo col « buon senso » ha contribuito concretamente alla « vivibilità della città ».
L’ultimo goal, il quinto, lo prendono a causa del loro ‘allenatore’: « L’Ascom invita l’amministrazione… ». L’Ascom è troppo abituata, per i miei gusti, a “invitare” l’Amministrazione, così come l’Amministrazione è troppo propensa a rispondere con allegrezza…
Ritiratevi, voi del “controcomitato”: il vostro avversario è troppo forte, non ha dalla sua la politica, ma può vantare tra i sostenitori la storia, l’arte e la cultura.
Ma voglio fare il bravo, non dico altro (per ora) e avete visto che la guerra l’ho fatta diventare una gara: 5–0 per il Comitato!

Un’opinione sulla bontà, o meno, delle mie affermazioni, chi voglia può farsela andando a visitare il sito del Comitato: www.xpiazzagrande.org (non è molto difficile, ci possono provare anche quelli del “controcomitato”).

A.C.

Piazza Grande: alcune (richieste) spiegazioni

Si tratta di un confronto tra una concezione collettiva e colta dello spazio pubblico e una, invece, privata e ignorante. L’arroganza di chi sta da quest’ultima parte ha trasformato il confronto in scontro: tra civiltà (del restauro) e barbarie (del rifacimento).
In parole povere: perché mai, esistendo sul pavimento di piazza Grande del buon materiale idoneo a essere riutilizzato – nell’ottica del restauro e del risparmio di denaro pubblico – , si vuole gettarlo (o reimpiegarlo privatamente…) per utilizzare del materiale il cui difetto di essere nuovo non è forse il peggiore?! Ho consigliato di accedere al sito del Comitato: www.xpiazzagrande.org per quel diritto-dovere di essere informati.
E’ poi possibile fare una verifica de visu andando in piazza San Francesco e in piazza San Domenico. In questi due luoghi si sono operati dei rifacimenti (e non dei restauri), con dei risultati sconfortanti (ed è un eufemismo); in piazza Grande, per ora, la più parte del lastricato è stata restaurata (e non rifatta), con un risultato confortante. E sono in molti a ritenere, tra il genere umano, che uno spazio, per essere vivibile, debba prima di tutto essere confortevole. Inoltre, infine, per certi luoghi a imporre il restauro e non il rifacimento non sono i capricci di alcuni perditempo, magari riuniti in comitato, bensì le leggi: italiane ed europee! Altrimenti la nostra storia, che è anche il nostro orgoglio, può andare a farsi benedire.

Immagini: Piazza Grande, foto conservata dall’archivio storico del Fotoclub La Chimera (id. 10.396): è uno scorcio della Piazza risalente al 1931, poco prima che la pavimentazione fosse rifatta e restaurata riutilizzando molte delle lastre di pietra che ben si vedono in primo piano; una buona parte di queste lastre è stata riutilizzata nei lavori in corso. Al centro, invece, si decise l’inserimento dei mattoni, ma per il fondo si usò – intelligentemente – piccole porzioni del lastricato in opera unitamente alle parti frammentarie di pietra opportunamente sistemate, ovvero: ciò che si è in questi giorni riscoperto (vedi altra immagine); e che può essere nuovamente – e intelligentemente – riutilizzato.
Restauro = riutilizzo, un riutilizzo che per quando riguarda le pietre ci ha portato indietro fino a più di due secoli fa, e per quanto riguarda i mattoni – recuperandone alcuni e riutilizzando il fondo – ci riporterà ottant’anni indietro. Un canale, insomma, che si chiama tradizione: nel significato di “consegnare, tramandare”. Se tutto questo non è storia, arte, cultura!?

A.C.

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